Osservando te stesso nella vita quotidiana con interesse vigile, con l’intenzione di comprendere e non di giudicare, con piena accettazione di qualsiasi cosa possa emergere, perché è lì, incoraggi ciò che è profondo a venire in superficie e ad arricchire la tua vita e la tua coscienza con le sue energie imprigionate. Questo è il grande lavoro della consapevolezza; elimina gli ostacoli e libera energie attraverso la comprensione della natura, della vita e della mente. L’intelligenza è la porta per la libertà e l’attenzione vigile è la madre dell’intelligenza.
Nisargadatta Maharaj
Alcuni eventi di vita sono definiti trasformativi, perché ci cambiano in modo irreversibile.
Cambiano le nostre condizioni pratiche di vita, ma anche la percezione che abbiamo della vita, del vivere e di noi stessi. Dopo un evento trasformativo, infatti, il soggetto tende a raccontare la sua storia dividendola in capitoli che si caratterizzano per avere un inizio specifico ed un’altrettanto specifica fine; nel raccontare la propria vita, la maggioranza delle persone inizia dalla nascita per poi proseguire, momento dopo momento con gli aneddoti che ritiene soggettivamente più significativi. Quasi sempre gli aneddoti scelti sono caratterizzati dal fatto che ognuno di loro ha portato un cambiamento incisivo, positivo o negativo nella vita della persona che racconta. Le storie sono trame di esperienze che segnano le vite trasformandole, momento dopo momento. In questa cornice narrativa, la gravidanza, il parto e “il diventare genitori” sono spesso descritti come snodi significativi, veri e propri riti di passaggio, personali e collettivi, nella storia di individui e di intere famiglie.
Nelle storie delle persone, l’attesa di un figlio, il parto e la vita dopo la nascita hanno dunque una grande rilevanza; intorno a questi temi si fa un grande parlare, che ritroviamo sia nei romanzi, nei racconti autobiografici e nei film che negli aneddoti trasmessi oralmente all’interno delle nostre famiglie. Tutti siamo nati e nascendo abbiamo condiviso l’esperienza con chi era lì prima di noi; quando è toccato a noi desiderare un figlio, oppure mettere al mondo progetti di vita, ci siamo trovati a vivere e poi a raccontare un’altra storia, un nuovo capitolo dello stesso racconto.
Ci muoviamo tutt* lungo una linea di continuità tra i nostri antenati e chi ci sarà dopo di noi e portiamo in noi le storie di nascita e di vita di tutti i nostri avi, compresi gli eventi difficili e i momenti trasformativi, nel bene e nel male. Gli studi di psicologia transgenerazionale e i più recenti studi di epigenetica ci hanno confermato che gli eventi di vita concorrono a stabilire una continuità tra una generazione e l’altra e possono influenzare la salute delle generazioni successive, sottolineando l’importanza delle storie di vita familiari e di un lavoro di gestione dei traumi pregressi affinché la “ferita epigenetica” possa essere risarcita.
È un vero peccato che intorno alla nascita, al diventare madri e al diventare padri, intorno a questi passaggi che pure sono narrati in tutte le nostre storie come momenti significativi di vita, aleggi una notevole approssimazione, un’abbondante trascuratezza, una forte banalizzazione che tende a annullare la specificità della singola storia a favore di un più modesto “è così che succede” o “non sei né la prima né l’ultima“.
Rendere scontato un rito di passaggio così importante presta il fianco alla trascuratezza, sia simbolica che pratica, dei soggetti coinvolti nel cambiamento e mantiene vive le eventuali ferite, anziché curarle.
L’esperienza di gravidanza, del parto, del puerperio e dei molteplici adattamenti che la genitorialità richiede alle persone rappresentano tappe evolutive molto impegnative per le persone che iniziano un vero e proprio viaggio trasformativo: le donne intraprendono il duplice viaggio della maternità come esperienza emotiva e anche fisica, che travolge, stravolge e ridefinisce i confini del corpo e delle idee.
La perinatalità può essere definita “il racconto di tutti i racconti“, nel quale convergono esperienze vecchie e nuove, passaggi di ruolo, desideri, apprendimenti, conflitti, ambivalenze, ridefinizioni di spazi a volte troppo vuoti altre troppo pieni, le storie del passato e i progetti per il futuro.
Affrontare la perinatalità come un laboratorio di esperienze trasformative e di passaggi di vita significativi e degni di nota restituisce “sacralità” ai riti di passaggio e all’esperienza e permette a chi accompagna le donne, le coppie e i neonati in questo passaggio di validare le esperienze per il meglio.
In questa ottica la pratica della mindfulness rappresenta uno strumento efficace per affrontare le esperienze trasformative perinatali con consapevolezza, chiarezza e gentilezza, con il duplice obiettivo di promuovere la salute e di lavorare, quando necessario, in ottica trauma orientata.
Temi del corso La mindfulness nella perinatalità:
La mindfulness: caratteristiche generali
Mindfulness e neuroscienze
L’impiego della mindfulness nella gestione di eventi traumatici pregressi e attuali
La mindfulness nella perinatalità: presupposti teorici
La mindfulness nella perinatalità: applicazioni pratiche e studio di casi
Durata del corso:
11 e 12 Dicembre
Le registrazioni del corso resteranno disponibili per 3 mesi.
Costi:
Il corso ha un costo di 150 euro, che si possono versare mediante bonifico bancario qui:
IT03O0200836770000000702667 intestato a Claudia Ravaldi