Disturbi del Comportamento Alimentare: la prevenzione è possibile?

Una corretta alimentazione rappresenta un obiettivo di prevenzione primaria: “Una caratteristica della prevenzione delle malattie connesse all’alimentazione è la necessità di coinvolgere gran parte della popolazione e non soltanto i gruppi ad alto rischio. La strategia di prevenzione deve essere rivolta all’intera popolazione, presso la quale occorre diffondere raccomandazioni per una sana alimentazione in termini di nutrienti, di scelta di profili alimentari salutari, ma anche coerenti con le consuetudini, che tengano conto dei fattori culturali e socio economici” Piano Sanitario Nazionale 2003-2005 11 Aprile 2003

È noto che l’obesità e i disturbi del comportamento alimentare, come anoressia e bulimia nervosa, mostrano una preoccupante tendenza all’aumento fra i bambini e gli adolescenti.

“Sovrappeso”, “obesità”, “anoressia”, “bulimia”, sono termini che fanno parte del linguaggio comune e la televisione e i giornali diffondono notizie che riguardano soprattutto le conseguenze drammatiche di tali patologie, senza peraltro affrontare in modo ampio e comprensibile gli aspetti causali e preventivi.

Si parla sempre troppo poco di prevenzione, anche perché i semplici tentativi di carattere informativo, basati su consigli o sulla descrizione degli effetti gravi dei disturbi, non risultano essere una prevenzione efficace; già da alcuni anni dunque noti studiosi hanno elaborato nei diversi paesi programmi di prevenzione che hanno come obiettivo la realizzazione di una buona armonia fra corpo, autostima e alimentazione. Una buona conoscenza dei principi alimentari e del proprio corpo fin dall’infanzia, unita all’incremento dell’autostima e all’assunzione di comportamenti più salutari, come una regolare attività fisica, sono in grado di ridurre sensibilmente la diffusione dei disturbi del comportamento alimentare, del sovrappeso e dell’obesità.

Foto di Tesa Robbins da Pixabay

Alimentarsi in modo corretto promuove uno stile di vita salutare a breve medio e lungo termine e aumenta il benessere psichico, fisico e sociale di bambini, adolescenti e adulti. Uno stile alimentare equilibrato migliora lo stato di salute ed è efficace per evitare la comparsa di numerose condizioni patologiche (ipercolesterolemia, diabete, malattie cardiovascolari, alcune neoplasie).

La popolazione giovanile mostra un comportamento alimentare spesso inappropriato e caotico; ciò è in parte promosso da informazioni scarse e imprecise in merito all’alimentazione, ed in parte legato ad una scarsa interpretazione dei propri stimoli corporei, come fame, appetito e sazietà.

Da studi epidemiologici condotti a livello nazionale ed internazionale sono emersi numerosi fattori che facilitano comportamenti alimentari scorretti e promuovono un cattivo stato di salute. I più importanti e più diffusi sono:

  • prima colazione assente o carente;
  • spuntino mattutino assente o eccessivamente pesante;
  • pranzo scarso e frettoloso;
  • cena abbondante;
  • spuntino dopocena;
  • scarso / assente consumo di frutta e verdura;
  • consumo di bibite zuccherate e prodotti confezionati
  • tendenza ad alimentarsi davanti alla TV e per NOIA

Lo scopo di un intervento preventivo ed informativo nelle scuole permette di iniziare precocemente una riflessione sull’alimentazione e sulla corporeità in una fascia di età ad elevato rischio, con la collaborazione di tutti gli adulti coinvolti nella gestione dei pasti degli scolati.

Perché un progetto preventivo si sviluppi nella sua piena efficacia è necessario ricordare che TUTTI coloro che propongono il progetto (medici, psicologi, pedagogisti, insegnanti, infermieri) devono per primi interrogarsi sulle proprie modalità di alimentazione e sulle proprie convinzioni riguardo a cibo, corpo e magrezza/obesità. Inutile dire che avere pregiudizi sull’aspetto fisico o sulla “dieta”, impedisce di creare tra chi propone il progetto e la classe quel clima di partecipazione e collaborazione necessari per promuovere un cambiamento sia a livello cognitivo che a livello pratico nei propri atteggiamenti ed abitudini.

Le fasi di un progetto di prevenzione dei disturbi alimentari e dell’obesità

Nell’ambito di un progetto di prevenzione è essenziale lavorare su:

  • aspetti soggettivi (stimoli corporei, abitudini)
  • aspetti scientifici legati alla nutrizione
  • aspetti collettivi, come quelli socioculturali.

I fattori socioculturali rappresentano infatti un fertile humus per lo sviluppo di pensieri distorti sul corpo e i suoi bisogni e per l’adozione di comportamenti alimentari disfunzionali.

La nostra cultura occidentale sembra infatti andare controcorrente rispetto alla promozione della salute, proponendo modelli estremi, idealizzando la magrezza eccessiva nelle ragazze e la muscolosità innaturale nel sesso maschile. Se penalizza fortemente la condizione di sovrappeso e obesità, promuove di fatto uno stile di vita sedentario e delle abitudini alimentari insalubri e francamente obesogene.

Il mito della magrezza come ideale estetico, i falsi miti relativi all’alimentazione e alla forma fisica, l’importanza dell’immagine come mezzo di affermazione del sé sono argomenti centrali dell’intervento di prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare soprattutto con gli adolescenti allo scopo di limitare l’influenza dei mass media sulla popolazione giovanile.

Gli obiettivi di un progetto di prevenzione dei disturbi alimentari e dell’obesità

  • Fornire cenni sul contenuto e sulle funzioni degli alimenti ed elementi di educazione alimentare
  • Acquisire una maggiore consapevolezza del rapporto tra emozioni e cibo
  • Offrire spunti di riflessione su alcuni fattori di rischio e di mantenimento dei disturbi alimentari (fattori culturali, pregiudizi su obesità e magrezza)
  • Stimolare una buona accettazione di sé, del proprio corpo e della propria immagine

Argomenti dell’intervento

  • I bisogni fisiologici, questi sconosciuti (fame, sonno sete: a che servono?)
  • Il concetto di fame ; il concetto di sazietà
  • La piramide alimentare
  • Il role playing sul momento del pasto
  • Riscopriamo l’attività fisica
  • L’aspetto fisico e le trappole della televisione
  • Io Sono: dunque mi piaccio

A chi si rivolge li progetto di prevenzione

Molti studi hanno osservato un abbassamento dell’età media di esordio dei disturbi del comportamento alimentare; i programmi di prevenzione sono dunque oggi indirizzati ai bambini delle classi terze, quarte e quinte elementari e alle scuole medie inferiori.

Programmi molto più articolati sono invece disponibili per la fascia d’età a massima incidenza di disturbi alimentari, quella delle scuole medie superiori.

Preferibilmente l’intervento dovrebbe articolarsi in almeno tre/quattro incontri (idealmente nella seconda metà dell’anno scolastico) della durata di 2 ore circa ciascuno.

Sarebbe apprezzabile poter inserire l’intervento nel programma dei docenti delle varie discipline, affrontando da più versanti gli stessi aspetti.

In particolare è auspicabile che la classe affronti le stesse tematiche da punti di vista diversi (prospettiva storica e sociale del cibo e del corpo nelle varie epoche e nei vari popoli) anche attraverso alcuni libri di narrativa contemporanea per ragazzi come:

  • Mangia i piselli” di Kes Gray, Nick Sharratt
  • La trilogia di Debbora” di Chiara Rapaccini [La vendetta di Debbora (con due “b”), Debbora va in tivvù!, Debbora in lov]

Prevenzione dei disturbi alimentari e obesità: in breve

Riassumendo, ricordiamo dunque che la prevenzione dei disturbi alimentari:

  • inizia fin dalla prima infanzia
  • coinvolge ATTIVAMENTE i genitori ed i parenti dei bambini
  • ha come obiettivi primari la costruzione di una buona capacità a riconoscere gli stimoli interni, la promozione di un’alimentazione salutare e la formazione di una solida autostima tale da mantenere un atteggiamento critico nei confronti dei messaggi culturali su cibo, corpo e bellezza
  • è tanto più efficace quanto più nell’ambiente dei ragazzi vengono promossi e sostenuti i messaggi più giusti per un’alimentazione sana e per un armonico rapporto col corpo non solo tra i coetanei ma soprattutto tra gli adulti di riferimento (genitori, insegnanti, allenatori delle diverse attività sportive).

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