Le #parolemadri dei diritti umani: Siamo nati tutti liberi

by Claudia Ravaldi

La dichiarazione universale dei diritti umani si prende cura di tutti noi, non importa chi siamo o dove viviamo. Questi diritti furono proclamati dalle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948, quando il mondo gridava il suo “mai più” contro gli orrori della Seconda guerra mondiale. I governi di tutto il mondo si sono impegnati a far conoscere questi diritti alla propria gente e a fare del proprio meglio per promuoverli.

Ogni bambino e ogni adulto nel mondo ha gli stessi diritti. Siamo nati tutti liberi e uguali. I nostri diritti sono parte di ciò che ci rende umani e nessuno può portarceli via.

Amnesty International

La dichiarazione universale dei diritti umani: 30 articoli, 28 illustratori chiamati a lasciare il segno, uno per ciascun articolo, ciascuno con il suo tratto, la sua inventiva, la capacità di emozionare, di agganciare il lettore alla figura, e attraverso la figura e il suo potere evocativo, alle parole.

Le parole dei diritti umani sembrano semplici e logiche, stampate su carta e spiegate con incisive tavole a colori. 

Sappiamo che così semplici non sono, che nonostante gli accordi dei vari governi c’è ancora chi viola i diritti umani fondamentali, sappiamo che anche nel nostro paese, oggi, facciamo un po’ fatica a riconoscere i diritti umani come legittimi e inviolabili. Come universali.

Stando a ciò che leggiamo sui giornali e sui social, negli ultimi anni abbiamo lentamente perso il contatto con questa faccenda dei diritti, e passiamo il tempo a discutere tra noi adulti, su chi ha il diritto di avere i diritti e su chi invece non ne ha.

Passiamo più tempo a parlare di diritti sui social che a contribuire affinché tutti vedano riconosciuti i loro diritti. In questo mondo molto stressato, con una comunicazione globale molto stressata e una ridotta capacità/voglia di approfondire, ecco che parlare di diritti è diventato quasi un cliché come un altro.

In quanto adulti noi abbiamo però delle responsabilità: nei confronti di noi stessi e soprattutto dei bambini e ragazzi che giocoforza dovranno prendere il mondo come noi glielo stiamo preparando.  I piccoli di oggi possono prendere (apprendere) il mondo per come noi glielo raccontiamo, giorno dopo giorno, situazione dopo situazione, notizia dopo notizia.

Come raccontiamo, il mondo, ai nostri bambini? Dove è la chiave pedagogica che dovrebbe vedere uniti educatori, insegnanti genitori e familiari per offrire ai bambini un apprendimento sui temi civili e sociali adeguato alla loro età e alla storia moderna?

Se leggiamo i social, emerge un racconto contemporaneo fatto di parole, esclamazioni, aggressioni mediatiche e fisiche, a volte vere e proprie risse, totalmente imbarazzante ed allarmante. Non è necessariamente una questione di temi e di contenuti, piuttosto sono le modalità di espressione e di comunicazione a manifestare una certa ignoranza di cosa sono i diritti, quali sono e del fatto che appartengono a tutti.

Molto del successo di una storia, dipende dalle parole utilizzate per narrarla e ai fini dell’apprendimento il come si spiega un concetto conta come il cosa si sta spiegando. Nelle parole e nei gesti che si leggono oggi, non c’è traccia dei diritti umani.

Verrebbe da chiedersi dove siano finiti i 30 articoli della dichiarazione universale.

Hanno già settant’anni, troppo vecchi per contare ancora qualcosa?

Da piccola, le maestre e i professori delle scuole elementari, medie e superiori, lavoravano alacremente sui diritti. Con le fiabe, con le favole, con i sussidiari, con le pagine di giornali, con gli approfondimenti di storia, filosofia e letteratura, con il rispetto di questi 30 articoli, che comparivano sempre, prima o dopo, nelle letture e nelle antologie.

Leggere uno dopo l’altro i 30 diritti umani, in questo momento storico, ci dà la misura di quanto grande sia la nostra responsabilità: abbiamo preso in consegna i valori di chi ha vissuto le grandi guerre, e ha pagato prezzi altissimi e li abbiamo messi in cantina tra le cianfrusaglie. Parliamo esprimendo odio, egoismo, ignoranza, bullismo, razzismo, indifferenza, arroganza. Giudichiamo, distinguiamo, additiamo, senza soluzione di continuità. Leggiamo cose orribili, e nel tempo, giorno dopo giorno, le cose orribili fanno da sfondo alle nostre comunicazioni, sono lì, entrano a far parte del panorama, le integriamo, dentro di noi, anche se non vorremmo che accadesse: basta poco ad abituarsi alla barbarie, la storia ce lo insegna.

Vorrei che i bambini e i ragazzi di oggi potessero godere a pieno dei loro 30 diritti. Vorrei che per ottenere questo obiettivo, non pensassero come accade oggi, che la soluzione sia quella di togliere questi diritti a qualcun altro. Vorrei che fosse ben conosciuto e riconoscibile il valore di un diritto e che la scuola continuasse a mantenere quel ruolo educativo, pedagogico e sociale che ha. Lode agli insegnanti e alle insegnanti promotori dei diritti.

I diritti umani, che qualcuno vuole farci credere siano un fastidioso cliché, sono un’opportunità per tutti. Basta iniziare ad applicarli nella nostra vita quotidiana. Uno alla volta.

Questa è la civiltà che vorrei.

“Per educare il popolo alla pace, possiamo usare parole o possiamo parlare con le nostre vite.”

THICH NHAT HANH

Siamo nati tutti liberi

A partire da: le illustrazioni sono molto evocative, e possono essere sfogliate anche se non si è ancora in grado di leggere in autonomia.

Specialmente consigliato per: educatrici e maestre della scuola dell’infanzia e della scuola primaria che desiderino fare un bel laboratorio con i bambini.

Super consigliato per: chi legge twitter o facebook o instagram e non vuole credere che i diritti umani siano un’invenzione della pubblicità, di una qualche lobby o di qualche “buonista”.

Tutti abbiamo diritto a stare bene. Mamme, bambini e persone anziane, disoccupati o disabili hanno il diritto che qualcuno si prenda cura di loro.

Art. 25 : dedicato alle mamme di CiaoLapo, che si prendono cura delle altre madri in lutto con amore e sorellanza.

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